Atto finale della Corte costituzionale tedesca sulla conservazione dei dati

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Dopo sette anni di ambiguità sulla legge tedesca sulla conservazione dei dati, giovedì (30 marzo) la Corte costituzionale federale tedesca l’ha dichiarata inapplicabile e incompatibile con il diritto dell’Ue.

La prima sezione del primo Senato della Corte costituzionale federale (BVerfG) non ha accettato le disposizioni della legge tedesca sulle telecomunicazioni e del codice di procedura penale che prevedevano la conservazione dei dati relativi al traffico e all’ubicazione, senza un motivo specifico.

La sentenza conferma la posizione della Corte di giustizia dell’Ue del 20 settembre 2022, secondo cui la legge tedesca sulla conservazione dei dati non ha più alcun effetto legale e non può più essere applicata.

La norma in questione prevedeva la conservazione di tutti i dati delle chiamate, dei messaggi di testo e degli indirizzi IP, comprese le informazioni sulla posizione dell’intera popolazione.

La pratica della conservazione dei dati implica la memorizzazione di informazioni che diventano disponibili ogni volta che si visita un sito web, si utilizza un’applicazione online o si invia un messaggio. Le aziende tecnologiche normalmente utilizzano i dati dei clienti per offrire servizi digitali.

Tuttavia, negli ultimi anni, in tutta Europa ci sono stati diversi tentativi di implementare regimi di sorveglianza per conservare dati come le comunicazioni elettroniche o la geo-localizzazione per le indagini delle forze dell’ordine o per motivi di sicurezza interna.

Questi tentativi sono stati regolarmente respinti dai tribunali europei, in quanto la pratica colpisce in modo sproporzionato il diritto alla privacy delle persone estranee alle indagini, in linea con le disposizioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.

“Con la sua sentenza, la Corte costituzionale federale conferma e ribadisce la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea in materia di conservazione dei dati e chiarisce che la legge tedesca non prevede alcun margine di manovra per continuare ad applicare la conservazione dei dati senza alcuna ragione”, ha dichiarato Konstantin Macher di Digitalcourage.

Digitalcourage è un’organizzazione della società civile che si batte contro la conservazione dei dati dal 2002.

“Chiediamo alla classe politica di accettare finalmente la fine della conservazione dei dati”, ha aggiunto Macher.

La sentenza della Cgue

Il 20 settembre 2022, la Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue) ha stabilito che la conservazione dei dati attualmente in vigore in Germania è in contrasto con i diritti fondamentali dell’Ue. La relativa legge tedesca è stata quindi dichiarata nulla.

La Cgue ha chiarito che la conservazione generalizzata dei dati di connessione costituisce sempre una grave violazione dei diritti fondamentali delle persone interessate. Pertanto, la conservazione dei dati senza un motivo specifico è incompatibile con i diritti fondamentali dell’Europa.

Dal 2017 e dalla sentenza finale della Cgue, i politici tedeschi non sono riusciti a trovare un accordo sull’opportunità di rispettare una procedura di “congelamento rapido” o di continuare a conservare i dati delle chiamate, i messaggi di testo e gli indirizzi IP nella lotta contro la criminalità online.

Nella sua ultima sentenza, la Cgue ha esplicitamente specificato che la procedura di congelamento rapido è uno strumento opzionale nei casi di sospetto di reati gravi. La Corte ha limitato il periodo di tempo allo “stretto necessario”, contribuendo così al dibattito.

Il dibattito politico tedesco

In risposta diretta alla sentenza della Cgue, il partito conservatore della Cdu ha chiesto in una mozione del settembre 2022 l’archiviazione generale degli indirizzi IP per perseguire i reati legati alla pedopornografia per sei mesi.

Gli indirizzi IP sono l’etichetta numerica specifica che i dispositivi utilizzano per connettersi a Internet e possono quindi essere utilizzati per rintracciare una persona.

Nella sua mozione presentata al Bundestag, la Cdu – attualmente il principale partito di opposizione – ha chiesto al governo federale di presentare immediatamente un disegno di legge che attui il “margine di manovra legislativo” concesso dalla Corte Ue.

Allo stesso modo, la ministro federale degli Interni, la socialdemocratica Nancy Faeser, ha espresso l’intenzione di sfruttare il margine di manovra offerto dalla sentenza della Cgue.

Al contrario, il ministro federale della Giustizia, il liberale Marco Buschmann, ha proposto l’introduzione dello strumento del “congelamento rapido”, un approccio più mirato che ha anche il sostegno del terzo partito della coalizione, i Verdi.

La Cdu ha criticato l’approccio del “congelamento rapido”, sostenendo che i dati già cancellati non possono essere nuovamente congelati.

Il partito di sinistra ha accusato la Cdu di non aver imparato ancora una volta nulla da una sentenza della Cgue, ovvero che le misure di sorveglianza devono essere “adeguate, appropriate e proporzionate”.

Allo stesso modo, il partito populista di destra AfD ha accusato sia la Cdu che la Spd di sfruttare al massimo il margine della sentenza della Cgue.

[A cura di Luca Bertuzzi/Nathalie Weatherald]