Italian Tech

Intelligenza artificiale

La Cina è l'unico paese in cui l'AI rischia di estinguersi per mano dell'uomo

La Cina è l'unico paese in cui l'AI rischia di estinguersi per mano dell'uomo
La censura del governo cinese è pronta ad abbattersi sull'intelligenza artificiale generativa, capace di generare risposte e immagini imprevedibili. Xi Jinping è preoccupato per la sicurezza nazionale. E il suo partito ha pronte delle norme molto rigide che - se messe in pratica - limiteranno fortemente lo sviluppo dell'AI nel paese
2 minuti di lettura

Non c’è futuro in Cina per l’intelligenza artificiale generativa. Stando a quanto riporta il Financial Times, il governo cinese intende varare norme molto strette sullo sviluppo dell’AI in grado di creare testi e immagini come farebbe un essere umano. E come riesce a fare, per esempio, ChatGpt, che non a caso continua a non essere disponibile nel paese asiatico.

L’ente governativo che tiene sotto controllo la rete, vale a dire l’Amministrazione del Cyberspazio della Cina, intende costringere le aziende a richiedere una licenza - e dunque a registrarsi e a sottoporsi a eventuali controlli - per sviluppare modelli di intelligenza artificiale generativa. Qualsiasi prodotto che preveda l'uso di AI generativa, inoltre, dovrà essere valutato dal Governo prima della sua commercializzazione.

L’ipotesi di una imminente stretta è trapelata proprio nel giorno in cui Alibaba, uno dei colossi tech del Paese, ha annunciato che la sua AI generativa - chiamata Tongyi Qianwen e dalle capacità simili a quelle di ChatGpt - sarà integrata negli strumenti di lavoro digitali sviluppati dall’azienda e nei suoi speaker dotati di assistenti virtuali.

Il progetto di regolare così rigidamente l’AI mette di fatto la Cina di fronte a un bivio: il Paese infatti non può diventare leader nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, come ambisce da tempo, se applica la sua censura anche a questa nuova tecnologia.

“Siamo in un momento spartiacque segnato dall’intelligenza artificiale generativa e dal cloud computing” ha detto Daniel Zhang, presidente esecutivo di Alibaba. “Tra dieci o vent’anni, quando ci guarderemo indietro, ci renderemo conto che eravamo tutti sulla stessa linea di partenza - ha aggiunto Zhang -. Cogliere queste opportunità future è un desiderio comune e richiede una visione condivisa”. Ma il suo governo, evidentemente, non la pensa allo stesso modo.

Nella bozza della legge cinese sull’AI, trapelata lo scorso aprile, si legge che i contenuti prodotti dall’AI dovranno “abbracciare i valori socialisti” e che non dovranno suggerire nulla che “sovverta il potere dello Stato, che inciti alla divisione nel Paese o che mini l’unità nazionale”.

Quella che viene dipinta, insomma, è una AI profondamente addomesticata. Che rischia di apparire "stupida", altro che intelligenete. È vero che anche le società occidentali, come OpenAI e Google, mettono dei paletti alle loro intelligenze artificiali generative. Ma lo fanno per prevenire, per quanto possibile, la disinformazione, il linguaggio violento e i suggerimenti criminali. Non per allineare il pensiero dell’AI alle idee del Governo.


La notizia di un’imminente stretta nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa arriva ad appena una settimana dalla World AI Conference che si è tenuta a Shanghai e che ha visto la partecipazione di diversi ministri. Ha parlato anche Elon Musk in quella che il governo cinese considera una vetrina delle tecnologie più avanzate del Paese.

"Ammiro la saggezza e la determinazione del popolo cinese - ha detto Musk intervenendo in collegamento - Finché i cinesi decideranno di fare bene in una cosa, lo faranno, anche nell'intelligenza artificiale". Prima, però, quei cinesi dovranno chiedere il permesso al governo.

Che l’AI fosse a “rischio”, in Cina, si è intuito dopo le dichiarazioni del leader Xi Jinping, che si è detto preoccupato della rapida ascesa di questa tecnologia. Stando a quanto ha riportato a maggio scorso Xinhua News Agency, l’agenzia di stampa controllata dal governo, Xi Jinping avrebbe chiesto “sforzi dedicati alla salvaguardia della sicurezza politica e al miglioramento della cybersicurezza che riguarda i dati su internet e l’AI”.

Xi Jinping ha invitato tutti a “essere profondamente consapevoli delle complicazioni e delle sfide che sta affrontando la sicurezza nazionale” a causa dell’AI. Xi Jinping ha anche aggiunto che il paese ha bisogno di una “nuova architettura per la sicurezza”.

Il chatbot più evoluto del Paese, Ernie bot, è stato lanciato a marzo scorso da Baidu, la multinazionale cinese specializzata - tra le altre cose - proprio nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ma Ernie, che doveva essere la risposta cinese a ChatGpt, non ha convinto né gli utenti né gli investitori.